La Vita è Tutta Una Traiettoria

La Vita è Tutta Una Traiettoria

lunedì 27 febbraio 2012

Monza

Iniziai a frequentarla con una VFR 750 F del 1986, nel 1992. Mai stato in pista prima. Scelta quasi obbligata, visto che era, ed è tuttora, a mezzora da casa mia. Per andarci comprai la mia prima tuta. La famosa  Eddie Lawson Replica da 4 volte campione del mondo, con i colori Rothmans, divisibile. I tempi sul giro, all’inizio, non furono incoraggianti. Ricordo un 2' 27". Basso....  Nel 1993 comprai una CBR 600 F nuova fiammante, con l'intento di portarla in pista, ma non feci in tempo. Me la rubarono in piazza a Como. A distanza di anni, ringrazio ancora quei bastardi per avermi fatto passare un'estate di merda. Quando mando degli accidenti, sono sempre nel mio cuore. Dopo avere ricevuto il rimborso dell’assicurazione contro il furto, comprai una CBR 900 RR del 1993. Di seconda mano. Era il 1994. Riuscii a farci qualche turno all'Honda Day. Con risultati piú confortanti. Poi feci un bell'incidente. Nel 1995 ne comprai un'altra identica. Sempre di seconda mano. A quel tempo frequentavo l’officina Honda di Alfredo a Mariano Comense, dove faceva tappa, un certo Sergio Ballabio. Uno che correva. Forte. Grazie a qualcuno dei suoi consigli, riuscii a spuntare tempi piú bassi. Giusto per fare un esempio, chi aveva mai sentito che la pressione degli pneumatici in pista andava abbassata? Io entravo con quella prevista dalla casa. Con quei canotti al posto delle gomme tuttalpiù potevo farci una traversata del lago. Mica entrarci in pista. Più passava il tempo e piú andava meglio. C'era anche piú esperienza, ed il divertimento era maggiore. Il best lap della mia carriera motociclistica a Monza lo spuntai con una R1 del 2000, presa in comproprietà con mio fratello: un bel 2' 06". Basso. Peccato che lui, con la stessa moto, fece un 2' 04". Alto peró... Dei bei ricordi legati a Monza, c'è l'emozione di entrare in pista. Che non passa mai. E che mi faceva sentire un pilotone. Anche oggi. Poi c'è la prima grattata di saponetta. E non per ultimo, l'incontro di tante belle persone. Una di queste è Fabrizio Pirovano, a cui non ho mai mancato di stringere la mano. E lui, sempre comportandosi come un vero signore, una stretta di mano non l'ha mai negata ad alcuno. Ma legato a questa pista, ci sono anche ricordi non belli. Qualcuno a distanza di tempo mi fa sorridere, qualcun'altro no.  Nel 1995 sbiellai con la mia CBR 900 RR: il consumo dell’olio, era, a quel tempo, l’ultimo dei miei problemi. Prima. Mentre diventó il primo dei miei problemi. Poi. Al costo 2.150.000 lire e qualche giorno dal meccanico, da cui andavo per dargli una mano a rimettere a posto il disastro che avevo causato. Un po’ per risparmiare, un po’ per espiare la mia colpa. Ho ancora i pezzi tritati a casa, come monito. In un’altra occasione, il primo Agosto del 1998, io e mio fratello tornammo da una giornata a Monza. Ognuno con la propria CBR 900 RR modello 1993. La mia bianca, blu e rossa, la sua nera blu e rossa. Gemelle diverse. Ci divertimmo un mondo quel giorno, in tutta sicurezza. Sulla strada del ritorno, a un chilometro e mezzo da casa, ci superó una 125. Un affronto per mio fratello, che reagí come il toro con il drappo rosso, e lo rincorse. Arrivato in curva, lo stava per superare all’esterno, quando il 125 allargó per impostare la traiettoria e gli toccó la ruota anteriore. Mio fratello perse il controllo della moto e andó a schiantarsi di schiena sull’angolo sinistro del paraurti anteriore di una delle macchine che provenivano in senso opposto, perdendo conoscenza. Io ero poco dietro e vidi tutto. Perdendo 20 anni della mia vita. A quel tempo, portare il paraschiena,  in pista e in strada, era davvero un optional. Io ce l’avevo, ma negli ultimi turni di quella giornata a Monza, non riuscivo più a sopportarlo e quindi glielo diedi. Fortuna volle che lo tenne anche quando uscimmo da Monza. E questo gli salvó la vita. O perlomeno lo salvó dalla prospettiva di una vita sulla sedia a rotelle. In un altro caso, nel 2004, in una due giorni organizzata da un moto club svizzero, un ebete in sella ad una Yamaha FZ6, decise di percorrere in carena, in centro pista, il rettilineo dei box. Io, allora in sella ad una CBR 929 RR del 2000, a soli 100-150 metri di distanza, mi accorsi con terrore della sua velocità. Che non superava i 90-100 km/h. Mentre io ero piú o meno a 250. Frenai. Con tutto quello che avevo a disposizione e cercai di schivarlo. Ma lo presi lo stesso in pieno. Non so per quale legge della fisica non cademmo e non ci conciammo come delle salamelle. E anche li, altri 10 anni di vita in meno…
L'ultima volta che sono stato nel tempio della velocità, era il 2007. Con la mia fida VFR 800.





 
 
 
 

Non so in quali tempi ho girato. So che me la sono cavata e che la moto ha fatto quello che ha potuto per stare dietro a questa velocissima pista. Conosco persone che ne hanno il terrore. A me piace. Mi piacciono le due di Lesmo dove ti sdrai, toccando l'impossibile. Mi piace arrivare all'Ascari, dove c'è il pubblico che ti guarda, danzando da sinistra a destra e di nuovo a sinistra, e poi in carena per il successivo rettilineo. I rettilinei sono punti in cui entri in una dimensione parallela, in una bolla che si crea grazie all'elevata velocità. E io godo. La Curva Grande è un altro punto velocissimo, ma la bolla non si crea. Li c'è da mettere fuori in ginocchio per contrastare la forza che ti porta all'esterno. E qualche volta succede anche che la saponetta tocchi l'asfalto. E sono orgasmi infiniti. Il ritmo elevato della pista viene spezzato dalle varianti. E' un bell'impegno staccare quando arrivi veloce. Gli occhi vorrebbero uscire dal cranio. Alcune volte sei troppo veloce. E la via di fuga è provvidenziale. Alcune volte c'è il rimbambito di cui ho parlato sopra in pieno rettilineo. E la via di fuga serve a niente. Li serve solo culo. Quest'anno ci torno.


martedì 21 febbraio 2012

Corso Motorrad 3-4 Maggio 2012

Sono 4 anni che frequento il Ring. Piú di 100 giri sulle spalle, e tanto da imparare. Per cui ho deciso che frequenteró un corso della rivista per moto MOTORRAD. Normalmente quando organizzo una trasferta, entro in un tunnel. Mi scordo praticamente di avere una (quasi) moglie e una figlia. E ora che conosco quello a cui vado incontro quando vado al Ring, in termini di organizzazione della trasferta, devo ricominciare quasi da capo. Giá qualche problema me lo da capire cosa c'è scritto nelle pagine on line della rivista a proposito dei vari corsi da loro proposti. Perchè è scritto solo in tedesco. E solo per quello non meriterebbero l'onore della mia presenza ai loro corsi. Ma la tecnologia oggi propone dei traduttori all'avanguardia. Certo. Se dovessi fare un copia e incolla delle loro traduzioni per scrivere una mail a qualcuno dei miei amici, mi prenderebbero per uno che manco ha finito la quinta elementare. Quindi mi sforzo di capire che cosa diavolo vogliono dire, e di conseguenza scelgo un corso. Quando ho capito quale voglio frequentare, mi imbatto, su un forum, in un ragazzo, il gentilissimo Gianluca, che ha esperienza con MOTORRAD. Lo chiamo per avere un parere. Mi spiega che non tutti i corsi possono essere frequentati dai "novizi", seppur della mia esperienza. Ah! Quindi che faccio? Provo a mandare una mail in inglese alla rivista in questione, rappresentando la mia situazione e chiedo loro quale corso fa per me. Sono tedeschi e sono sicuro che in un attimo, avró una risposta. Infatti 15 giorni dopo mi arriva la loro mail... Meno male che è in inglese. Mi dicono che il corso giusto per me è il "Ring Pur" e  si scusano del fatto che il tutto sia scritto in tedesco. E vada per il "Ring Pur". Manca solo di scaricare il modulo per l'iscrizione. Questo....



Sto quasi finendo di tappezzare di santi e madonne le pareti di casa, quando la mia dolce metà mi ricorda di sua cugina. Dirlo prima!?!?!?  E' una ragazza brava e bella ("non c'é cosa più divina che far l'amore con la cugina" cit.), che conosce il tedesco e anche bene. Ok, sentiamola subito. Le mando via mail il modulo e lei me lo rimanda dopo qualche giorno tradotto in ogni sua parte. Evviva! Anzi no. Ecchecazzo! Nel frattempo sul sito della MOTORRAD c'è una variazione nelle date e nei costi dei corsi. Questo capisco grosso modo, ma non sono sicuro. La cuginetta non è disponibile per il bis e sto per mettere mano ad un grosso martello per darmelo sulle palle, quando ho un'idea. Sono nel luogo giusto, al momento giusto, e riesco ad approfittare di una collega che mastica il tedesco come se mangiasse il pane, per una telefonata a Stoccarda. La gentile signorina dall'altro capo del filo le spiega ciò che sta accadendo. Devono ridurre drasticamente le giornate riservate ai loro corsi e nel contempo aumentare i prezzi in quanto la nuova (mala) gestione del Ring lo ha fatto a sua volta. Ormai sono in ballo e non saranno 100 euro a fermarmi. Sempre che non lo faccia la mia compagna. Con il suo cannemozze. La scampo e  mando la mia adesione, e dopo una quindicina di giorni arriva a casa una lettera con tutti i riferimenti per fare il bonifico per l'acconto e per il saldo. Totale 849 euro. Ce l'ho fatta! Sono ufficialmente iscritto. Ora non mi resta che dare una bella ravanata al basso ventre, affinché Giove Pluvio stia da un'altra parte in quei giorni e magari anche qualcosa in piú (visto sono li perchè non fare qualche giorno girando nei touristenfahrten?), e per far si che non mi accada alcunchè. Visto che il 19 Maggio mi toccherà stare in chiesa tutto intero per il nostro matrimonio. O una gamba rotta potrebbe essere una buona scusa per rimandarlo....? 

sabato 18 febbraio 2012

Il Nurburgring.

Nurburg. Meravigliosa località immersa tra i boschi e le colline dell'Eifel.
Tutte le volte che arrivi gli occhi si riempiono di tanto di quel verde quasi da stordirti. I saliscendi pronunciati delle colline e le curve che affronti appena fuori l'autostrada, ti fanno capire che cosa ti aspetta. Certo, se vai in quei luoghi per una normale vacanza, ti stupisci. Ma se ci vai per girare nella Nordschleife, lo stupore aumenta 10 volte tanto, perchè sai che quello che c'é intorno, lo ritroverai lí dentro.
Nurburgring, traduzione letterale "l'anello di Nurburg", un serpente d'asfalto di 20,832 chilometri che si snoda morbido e sinuoso, affascinante come una bella donna che non puoi fare a meno di guardare.
La prima volta che arrivo al Nurburgring, peró, lo faccio sotto un diluvio universale. E sono in moto, non con il comodissimo carrello trainato dalla macchina, come nelle successive trasferte. E' mezzanotte. Edgar (http://www.pension-muehlenhardt.de/) mi viene incontro, prende il mio bauletto e mi accompagna in camera. Lo ringrazio. Il tempo di farmi una doccia e via a dormire.
Solo il giorno dopo, con un sole inaspettato, mi rendo conto della bellezza del posto, delle sue strade e, quando faccio un giro a bordo circuito e vedo le macchine girare, della pericolosità del Ring. Pelle d'oca e sguardo ipnotizzato. Non vedo l'ora di entrarci. Devo aspettare il pomeriggio, quando apriranno la Nordschleife per il touristenfahrten.
A casa, mi sono studiato il circuito guardando video finchè gli occhi, i miei occhi, non hanno sanguinato. E, anche se so che non sono pronto al 100%, lo saró per certo al 50%. Almeno cosí credo.
E il momento arriva. Finalmente varco il cancello del Nurburgring. Parcheggio la moto. Il cuore ha già aumentato i suoi battiti. Mi guardo in giro e vedo milioni di euro sotto forma di GT3, Aston Martin, Lotus, M3, M5. Ma anche normali Megane Rs, Clio Sport. E tante moto, turistiche e non.
Sono in anticipo, troppo. Due ore. Forse avevo paura di non riuscire a trovare il circuito. O di trovare coda. 
Ma la coda a Nurburg e dintorni, almeno sulle strade, non esiste.
Non appena apre la biglietteria compro la mia prima tessera. 15 giri. Dieci minuti prima dell'apertura, porto la moto a fare scaldare olio e gomme e, una volta tornato al parcheggio, mi porto in pole position. Non si potrebbe stare dove stó. C'é tanto di segnaletica orizzontale che lo dice, ma nessuno degli addetti accenna ad una reazione, e io rimango lí, con la salivazione azzerata ed i battiti accellerati.
Alle 17,15 una voce dall'altoparlante detona con un "Nordschleife is open". Il mio cuore salta qualche battito. Accendo la moto e sono davanti alla sbarra. Infilo la mia tessera di carta che viene ingurgitata e poi risputata dalla macchinetta. La sbarra si alza. Metto via la tesserina, mi infilo il guanto destro ed entro. Nei primi dieci metri una strettoia prima ed un serpentello di birilli poi, impedisce di andare oltre i 30 km/h, ma finiti quelli, GAS!
Nella prima compressione dopo il ponte dell'Antoniusbuche una lacrima quasi scende: quanto ho sognato questo momento! Ma c'è poco tempo per rimanere estasiati. Macchine e moto mi passano (rigorosamente a sinistra, come da codice della strada) dandomi degli schiaffoni morali. Affronto le curve, quelle vere, della Nordschleife, che non c'entrano un beneamato cazzo con quelle dei filmati. Sono smarrito e non capisco da che parte prendere il toro. Anzi no, mi rendo ben conto che lo sto prendendo per le palle, con la possibilità, tutt'altro che remota, che si possa incazzare. Quindi cerco di fare del mio meglio ed il primo giro sulla giostra, finisce. Esco. E sono come nella canzone della Consoli: confuso e felice. Faccio altri 4 giri e la mia giornata in circuito, finisce. Nonostante abbia lasciato 10-15 minuti tra un giro e l'altro per permettere al mio corpo ed al mio cervello, di recuperare, sono stanco. Ma sto sorridendo. Torno in camera, saluto Edgar, facciamo giusto due chiacchiere e vado a fare una doccia. Per cena sono in compagnia di alcuni ragazzi di Milano. Ho fatto la loro conoscenza qualche ora prima nel parcheggio. I ristoranti dove si mangia bene al Ring non mancano, ma quello dove andiamo non è uno di quelli. La compagnia peró é buona e compensa la cucina.
I giorni successivi saranno di rigoroso apprendimento ed alla fine, riesco a prendere il famoso toro almeno per le corna. Anche se non ancora con la necessaria forza. 
Da allora sono passati quattro anni ed i giri fatti in moto sono diventati 117 piú 6 in macchina. Ho molta piú esperienza, ma ancora tanto da imparare. Ho conosciuto tanta gente con la quale a tutt'oggi sono in contatto. Alle volte, con alcuni di loro, addirittura capita di incontrarci a Nurburg, senza avere preventivato di farlo. Ormai è come se fosse la mia seconda casa. Una volta ci ho portato anche la mia futura moglie, che mi ha fatto da fotografa personale mentre giravo in moto e che si è fatta anche due giri del Ring sulla mia macchina. Uno da guidatrice ed uno da passeggera. Quindi sa che posto meraviglioso (e pericoloso) sia. Ma, nonostante l'angoscia che prova quando vado via, mi permette ogni anno di tornarci.    

giovedì 16 febbraio 2012

Orologio del Nurburgring.

Sto organizzando un gruppo di acquisto per un orologio personalizzato e dedicato al Nurburgring:

Fronte



Retro


                                                                   

Si tratta di un cronografo a carica manuale in edizione limitata. Il prezzo varia dai 321 euro a 370. Più ne facciamo fare e meno costerà. Chi lo volesse, me lo faccia sapere.

Amarcord

Quando faccio il computo degli anni da motociclista, non tengo in considerazione quelli riguardanti il ciclomotore e il 125. Per me il vero motociclista possiede, ed ha posseduto, moto altrettanto vere e non il 50 o il 125.
Però ai fini della storia, quegli anni sono esistiti. E guardate un pò che cosa ho scovato.


Eh si... Un Capirobi primissima maniera!  Non massacratemi, please....

mercoledì 15 febbraio 2012

La saponetta sull'asfalto.

Il motociclista è una creatura meravigliosa con un ego grande come un capannone. Quante volte, mentre passiamo in luoghi con vetrine, vi ci specchiamo per vedere quanto siamo belli alla guida della nostra amata due ruote rischiando di andare nel culo alla macchina che abbiamo davanti? Quante volte finito un tratto tutto curve, la prima cosa che andiamo a guardare è se abbiamo consumato fino alla spalla la gomma posteriore? Ma la cosa che rende veramente "fighi" noi motociclisti è la saponetta consumata.
Fateci caso: tutte le volte che incontriamo un motociclista nuovo, quando gli diamo la mano e proferiamo il classico "piacere..." non lo guardiamo negli occhi: il nostro sguardo volge alle saponette sulla tuta. Se qualcuno volesse analizzarci, direbbe che siamo "feticisti della saponetta"... C'è chi pratica l'esercizio della grattata in strada. La cosa, se portata a termine, può dare grosse soddisfazioni, ma il più delle volte, causa uno spirito di conservazione, non ce la si fa.
La strada è la strada con tutti i suoi pericoli. Quando affrontiamo un tratto tutto curve, dobbiamo pensare a coloro che vengono contromano, a quelli che eventualmente vedendoci lontano 100 metri ci si butteranno davanti gli ultimi 10, il trattore che sta portando la legna subito dopo la curva, insomma tutte cose che non fanno affrontare la curva a mente libera affinchè si possa toccare il ginocchio in terra. E si torna a casa nervosi, specie se lo si fa diventare un problema. Come è capitato a me. Ricordo che andavo a lavorare in moto, sapendo che nella pausa pranzo sarei andato a farmi una tirata sul lago in cerca della grattata. Non vi dico che funambolo ero diventato: sembrava di essere più un circense che un motociclista, tanto mi contorcevo per toccare quel benedetto ginocchio. Ma, nonostante la velocità non proprio da codice, anzi tutt'altro, niente.
Io ero ancora più frustrato dal fatto che frequentavo anche le piste di Monza e Varano ed anche lì non c'erano santi. Non ce la facevo. Poi lasciai stare le prove su strada, e continuai con quelle in pista. Qui sotto in una (molto vecchia) sequenza a Varano (date un occhio alla mia, sbagliatissima, postura):

 

 
 
 
 
 


 
Correggi la posizione di guida una volta, correggila un'altra ancora, sporgiti quanto basta e alla fine EUREKA! La mia prima grattata! A Monza.
Bellissimo, godurioso, magnifico! Ricordo che tornai alla tribuna dove c'era la mia allora ragazza gridando come un forsennato, neanche avessi uno scorpione nelle mutande...
Sono convinto, tuttavia, che toccare le saponette non significhi andare veloce, come sono altrettanto convinto che non consumare gli sliders della tuta, non significhi essere un palo. Ci sono, in quest'ultimo caso, fattori legati alle caratteristiche del corpo e di postura che possono incidere sul risultato finale.
L'importante è avere un proprio equilibrio quando giringirelliamo anche a velocità elevate sulla nostra amatissima due ruote....Vero Enrico????

martedì 14 febbraio 2012

Eccomi!

Io che con il computer ci litigo spesso, ho deciso di aprire il mio blog. Un posto dove posso esprimere le mie opinioni, senza che ci sia un moderatore, e confrontarle con tutti voi che visiterete questo piccolo angolo, dedicato a molte cose, ma in special modo, come il titolo suggerisce, alle due ruote ed al posto che è quasi divenuto la mia seconda casa: il Nurburgring.
Ora facciamo qualche passetto indietro. 
A 19 anni, dopo una piccola parentesi di un anno con una Gilera Dakota 350, proseguo come motociclista stradale con una CBR 600F del 1988. Un anno più tardi, compro una VFR 750 e due anni dopo iniziano, con la stessa moto, le mie prime pistate a Monza. 
La mia prima tuta fu una Dainese Rothmans Eddie Lawson Replica fabbricata in Italia (!) con la quale toccai il ginocchio per la prima volta in Parabolica. Ricordo fu il Paradiso: nemmeno un orgasmo in quel momento sarebbe stato paragonabile a ciò che avevo compiuto in quella piega!
Da li altre moto, altre scorribande in strada alternate a pistate a Misano, Varano, Lombardore, Rijeka, Franciacorta, Mugello. Fino al 2008. Quell'anno io e mio fratello avevamo prenotato al Mugello per i primi di Marzo. Tre giorni che si rivelarono i giorni più brutti della mia carriera motociclistica. Era nevicato, la pista era umida, la moto era inguidabile ed io....avevo paura. Che parola brutta per un motociclista. Sta di fatto che era così. Nel mese successivo realizzai che non erano state le condizioni climatiche a farmela venire, ma il mio piccolo tesoro di soli 9 mesi che mi aveva, del tutto inconsciamente, fatto rimbambire. Dovevo "guarire".  Vendetti così la mia CBR 900 RR del 2000 che avevo convertito alla sola pista, dopo qualche anno di strada e pista insieme, e mi concentrai sulla VFR 800 del 1998 che avevo comprato nel 2005 per andare a vedere un TT e fare giretti in tutta comodità con la mia dolce metà (ho fatto pure la rima...). Alla fine di giugno dello stesso anno ero al Nurburgring. Da lì è stato amore a prima vista. E, naturalmente, sono "guarito"....